Mercoledì sera, Koh Phangan, Thailandia.
Siamo ad una festa di compleanno in una villa da favola con infinity pool e vista da urlo.
Il proprietario di casa è un uomo gentile ed accogliente. Ci racconta qualche particolare sulla sua vita, tra cui spunta fuori il prezzo della casa: 500.000 dollari.
Asli in privato mi dice: pensavo di più, si può fare
Mi accorgo che sono ancora abituato a pensare in piccolo: con uno stipendio di 2000 euro mensili come avevo in Italia, mi ci vorrebbero almeno 50 anni di sacrifici per risparmiare una cifra tale.
Asli invece pagava una cifra ben superiore al mio stipendio per l’affitto della sua casa a Venice Beach e lo considerava pure un affare, quindi è tutto relativo: i miei 2000 euro a Los Angeles sarebbero lo stipendio base di una segretaria, mentre a me facevano sentire ricco, ma vivendo nella “scatola Italia” quelli erano i miei termini di paragone.
Devo decisamente adottare uno schema di abbondanza, in cui tutto è possibile, altrimenti le mie limitazioni mentali si rifletteranno sempre anche su ciò che penserò e riuscirò ad ottenere nella vita.
Comunque, fantasticavamo guardando l’orizzonte.
Io: tu vorresti vivere in una casa così? Io no. Non ne ho bisogno e mi sentirei sconnesso da tutto ciò che mi circonda
Asli: no, magari un giorno ogni tanto, ma non è più quello che cerco
La ricchezza e il lusso non sono un male e possono rendere la vita piacevole. Il problema è pensare che siano l’obiettivo e canalizzare le proprie forze in tale direzione pensando che possano darci felicità.
Voglio parlarti della percezione individuale della realtà.
Il mio risveglio non è stato verticale. Non mi è apparsa in fronte la Madonna mentre vagavo nella foresta, non ho ricevuto le stigmate, né avuto incontri paranormali.
E’ stato preceduto invece da un lungo periodo di oltre dieci anni in cui mi apparivano indizi: un’insaziabile curiosità, l’interesse per un’alimentazione sana, la medicina alternativa, l’Oriente, i viaggi. Ma anche delusioni, relazioni superficiali, storie romantiche che finivano in drammi e occasioni della vita sprecate, come quando a 21 anni una celeberrima multinazionale informatica mi aveva proposto di trasferirmi in Olanda e io ho rinunciato per una relazione romantica finita poco dopo.
Oltre dieci anni con una costante sempre presente: l’insoddisfazione, la sensazione di essere sbagliato, di trovarmi nel posto sbagliato, di vivere una vita non completamente mia, di qualcosa di grandioso ad aspettarmi mentre io perdevo il mio tempo in modo irreversibile.
Mi ripetevo che nella vita c’è di più, molto di più.
Avevo la terribile sensazione di trovarmi in gabbia, correndo senza sosta nella ruota del criceto: correvo, correvo, aumentando la velocità, ma mi ritrovavo sempre nello stesso punto, più stanco, stressato e infelice di prima. Il mio matrimonio, il mio lavoro, il mio conto in banca, la mia bella casa non mi rendevano pienamente felice.
Non sono stato il primo, non sarò l’ultimo: sono solo uno dei tanti, ogni giorno di più, che, nell’era digitale, dei voli low cost, di Internet e dell’informazione libera senza confini, hanno deciso di cercare attivamente di evadere dalla gabbia per cercare la felicità.
Ogni giorno leggo post su Facebook: “mi sono licenziato, ho venduto tutto. E ora?”. Tanti mi contattano aspettandosi che io abbia le risposte.
Si, ma cosa fare in pratica? In che direzione?
A mio avviso dobbiamo andare all’origine del problema, identificando innanzitutto qual è il problema. Mille nomi diversi, ma cosa è veramente la ruota del criceto, la gabbia, Matrix?
La mia percezione della realtà di allora era estremamente limitata: vivevo in una scatola, la mia comfort zone, e non conoscevo ciò che la circondava. Ovvio pertanto che in quel momento le uniche risposte che ero in grado di darmi arrivavano dalla mia diretta esperienza di vita.
Quindi la prima intuizione: la ruota del criceto è questo lavoro da 40 e più ore alla settimana in cui sono imprigionato, che mi leva l’aria e in cui vengo sfruttato senza gratificazioni!
La soluzione? L’indipendenza economica.
Pensa per un secondo a tutti i libri di crescita personale dai titoli altisonanti tipo “4 ore di lavoro alla settimana”, “tu sei il capo di te stesso”, “come diventare ricco in dieci semplici passi”. Pensa ai marketing multilivello e alle loro promesse illusorie o anche a tutti i “life coach” che organizzano incontri a caro prezzo, sbraitano sul palcoscenico di fronte ad un pubblico in estasi che li applaude quasi fossero divinità.
Tutti ti vendono lo stesso fumo: una vita da sogno basata sull’illusione che denaro e felicità siano sinonimi.
Ricordo ancora, dopo il mio incontro con lo Yoga, di alcune conversazioni avute con un ex-collega: dalla sua bocca uscivano paroloni come comfort zone, crescita personale, gabbia.
Usava tutto il suo tempo libero e le sue energie per crescere in una società di marketing multilivello, convinto che un giorno si sarebbe licenziato dal suo lavoro di dipendente, comprato una villa ai suoi genitori e vissuto felice per il resto della sua vita.
Avevo la sensazione che usasse quelle parole a sproposito e che fondamentalmente non avesse capito il loro vero significato, perché la felicità non è data dalla ricchezza materiale.
Hey! Non dico che l’indipendenza economica non sia utile. Anzi. E’ qualcosa che apre opportunità e, anche se non indispensabile, aiuta tantissimo il percorso di cambiamento. Però non è il fine, non è quella la felicità e il denaro porta spesso ancora più infelicità, in una corsa senza fine nel cercare di possedere sempre di più.
Cercavo di andare più in profondità.
I soldi non mi rendevano felice e vedevo anzi che, oltre una certa soglia, le persone che conoscevo con stipendi alti o che lavoravano in proprio, erano profondamente stressate, alienate e insoddisfatte.
Dunque, Matrix non era solo il mio asfissiante lavoro da dipendente. Quello era solo uno dei livelli più esterni, percepito da me come IL PROBLEMA solo perché influiva pesantemente sulla mia personale esperienza di vita.
Dunque, cosa è Matrix?
Matrix è una relazione in cui non siamo felici, è l’ignoranza della società e i suoi schemi liberticidi, è un sistema basato sul denaro e sulla produzione cieca.
No, non ci siamo ancora. Non può essere solo qualcosa di esterno.
Finalmente un’intuizione più profonda.
Matrix è qualcosa di interno a me: è la mia mente, le sue paure, i suoi taboo, i suoi pregiudizi.
Se mi libero di questi, il gioco è fatto.
Fuochino…
E così ho iniziato a lavorarci su, giorno dopo giorno. Fino a che, un giorno, l’incontro col Tantra (che non è troombare per ore di fila come molti credono).
Dal libro Tantra Illuminated: Per la maggior parte di noi, il percorso spirituale inizia quando percepiamo che manca qualcosa e inoltre realizziamo che storie romantiche o soldi o potere o fama non sono in grado di riempire il vuoto che abbiamo dentro. Diventiamo cercatori sul cammino quando sentiamo questo in modo acuto e realizziamo che l’unica soluzione è un cambiamento fondamentale nella nostra esperienza della realtà.
La realtà che noi percepiamo non è la vera realtà.
La realtà che noi percepiamo è il risultato di una serie di filtri che applichiamo alla vera realtà e che la fanno apparire unica, soggettiva, ma anche distorta. I filtri sono le nostre esperienze di vita, la nostra educazione, i pensieri, le emozioni, i giudizi.
Faccio qualche esempio: per il mio background culturale da italiano, avere tre mogli è qualcosa di sbagliato. Ma lo è veramente? Quando viaggio giudico il cibo in base alle mie abitudini alimentari e la bellezza delle ragazze in base ai miei gusti personali. Ma chi decide cosa è buono o bello? Se da piccolo ho fatto indigestione di cioccolato e sono stato male per tre giorni, probabilmente non lo vorrò più vedere per il resto della mia vita e ogni volta che lo sentirò nominare, mi verrà un senso di nausea. La colpa è del cioccolato o della mia mente che associa un’idea del passato al mio presente? E’ la vera realtà o la mia personale percezione della stessa secondo i miei filtri?
Quindi la ruota del criceto siamo noi stessi e le nostre limitazioni autoimposte?
Semplificando in modo estremo, la risposta è sì.
Secondo la filosofia tantrica (e non solo) la felicità totale è raggiungibile solo attraverso lo spogliarsi progressivo dai mille strati dell’ego (la mente che ci inganna pensando IO SONO) per ricongiungersi al proprio io superiore, che è divino.
In che senso divino?
La scienza occidentale uccide la spiritualità in quanto cerca le risposte alle domande della vita (chi sono? da dove vengo? perché?) all’esterno e non all’interno, ancorando la sapienza a quanto dimostrabile in laboratorio.
Le religioni hanno una visione dogmatica e limitata della realtà, soprattutto quelle dualistiche (ci sono io, Michele, essere umano e poi c’è quel tipo lì in cielo che chiamiamo Dio) e nascondono la verità dietro una storiella.
Mi rendo conto che è difficile spiegare il concetto in parole semplici, ma ci provo.
Per alcuni di noi, arriva un momento nella vita in cui capiamo che c’è qualcosa che non va, che nella vita c’è molto di più e che vogliamo metterci attivamente alla ricerca di quel di più.
L’errore più grande che possiamo fare è dirigere queste energia nella direzione sbagliata, identificando la felicità con fattori a noi esterni: denaro, amore, sesso, potere.
Solo un risveglio spirituale è invece in grado di farci incanalare questa energia verso l’interno e verso l’alto, cercando le risposte in noi stessi e nella riconnessione alla nostra natura divina. L’unico modo per essere totalmente felici è infatti il liberarci del nostro ego, che ci limita e ci fa vedere la realtà in modo limitato e distorto.
Immagina di liberarti di tutte le etichette (io sono… vegano, ricco, bello, italiano), di tutti i pregiudizi (questo è giusto, quello no), di essere in grado di accogliere le emozioni senza che queste abbiano effetto su di te (io sono triste, depresso, mi sento un fallito), di connetterti con la natura che ti circonda.
Cosa rimane alla fine? La tua natura divina, felicità assoluta. Divina nel senso che nel momento in cui smetterai di identificarti col tuo corpo e la tua mente, ti sentirai beatamente parte del tutto, non più entità pensante separata, ma in fusione con l’espressione materiale della consapevolezza superiore (piante e animali sono parte della natura. e tu invece?).
Non soffrirai più perché non ti identificherai più con un corpo che invecchia, con un conto in banca non abbastanza ricco, con un auto non abbastanza veloce, con un modo di pensare che limita le tue potenzialità. Tu non sarai più il riflesso di ciò che ti circonda, ma di ciò che hai dentro.
Cosa è un percorso spirituale? E’ un insieme di tecniche e pratiche per aiutare il processo di disidentificazione dal tuo ego, che non è la punta della piramide dell’esperienza della realtà, ma una autolimitazione che noi stessi ci imponiamo a causa della nostra ignoranza.
Quale percorso spirituale? Ce ne sono infiniti: Yoga, buddismo, sciamanesimo, meditazione trascendentale per elencarne qualcuno. Provali, mischiali, trova il tuo, diffidando da dogmi e guru autoproclamatesi (es. Falun Gong).
Ciao Michele! Sei ancora in Italia? Come procede la tua avventura?
Ciao Newlife. Si, penso fino a metà/fine Febbraio per finire di sistemare un po’ di cose e di conseguenza “l’avventura” è in pausa. Poi rientro direttamente in Thailandia
“… Quale percorso spirituale? Ce ne sono infiniti: Yoga, buddismo, sciamanesimo, meditazione trascendentale per elencarne qualcuno. Provali, mischiali, trova il tuo, diffidando da dogmi e guru autoproclamatesi … “.
Ti leggevo Michele e mi stavo chiedendo se quindi tutte queste discipline pur differenti tra loro giungono allo stesso risultato che, mi sembra di capire, è la dissoluzione dell’Ego. Nel tuo progredire hai trovato cose più utili ed invece inutili o tutto resta sullo stesso piano ? Per dirla in altri termini, se tu ora alla luce dei tuoi progressi, dovessi partire nuovamente da zero, dal giorno che lasciasti Milano, rifaresti tutto in modo identico o ti concentreresti di più su alcune cose tralasciandone altre ?
Ciao Marco. La mia esperienza è limitata alle discipline della galassia Yoga + l’uso di piante medicinali, per cui non so quanto possano essere efficaci le altre. Diciamo che, se ho intrapreso questa strada, significa che era ciò di cui avevo bisogno in quel momento e per cui ero pronto. In futuro potrei completare lo Yoga con altro (da Aprile viaggeremo in centro e Sud America per sciamani e psichedelici).
Come dici tu, nomi diverse, modalità completamente differenti, ma discipline spirituali e religioni puntano allo stesso fine, cioè Dio, o come preferisci chiamare la consapevolezza universale. Certo, non le considero tutte sullo stesso livello: un conto è pensare che ci sia un omino in cielo con sembianze umane, con angioletti e un inferno dove vai se ti comporti male (religione cristiana cattolica), un conto è realizzare con l’esperienza un’unione totale di tutte le cose nell’universo (Yoga). Potrei anche però dire che tutto dipende dalla profondità degli insegnamenti che si ricevono e dall’essere pronti a riceverli. Ad esempio, la casalinga di Voghera può facilmente andare in chiesa la Domenica, ma dubito riuscirebbe a capire i concetti astratti della filosofia tantrica. Quindi diciamo che c’è una strada pronta per ogni essere umano.
Quello che ho notato è che, essendo la maggior parte della popolazione mondiale bloccata al livello del secondo chakra (piaceri, ego, autocompiacimento), la maggior parte delle persone, anche nelle comunità spirituali, si perdono nel mondo dello Yoga-ginnastica o delle discipline new-age (cerimonie col cacao, ecstatic dance, neo-Tantra). Fondamentale è quindi discernimento e una guida autorevole
Dal tuo punto di vista è importante avere una base teorica (lettura di libri specifici) oppure è meglio iniziare direttamente con la pratica (in questo caso dello yoga) ?
La teoria senza la pratica è inutile. Inizierei dalla pratica accompagnata dalla teoria. E un’altra cosa che considero fondamentale, è pulire la mente dalla masturbazione mentale della filosofia occidentale che gira in tondo senza concludere nulla, dai giornali e telegiornali e in generale dall’idea che essere informati su un po’ di tutto sia un approccio benefico